giovedì 24 ottobre 2013

CONTATTO AVVENUTO!


Alcuni manufatti ritrovati in una piramide circa ottanta anni fa in una piramide Maya, testimoniano il contatto con gli antichi alieni.
La notizia giunge dal Messico da dove solo ora è stata rivelata al pubblico dal governo.

Si tratta di una serie di pietre con incisioni raffiguranti dischi volanti e creature aliene, che sono state portate alla luce circa ottanta anni fa da un gruppo dell’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (INAH).
Dai test effettuati sui reperti, si notano chiaramente quattro oggetti volanti, un astronauta che controlla la sua nave e due cerchi nel centro che raffigurerebbero la Terra con la sua atmosfera, mentre su un altro reperto si nota una cometa, con vicino un Ufo e un altro dispositivo somigliante ad un martello intento a colpire proprio l’astro lucente.
Manufatto MayaSono stati resi pubblici anche un codice interpretativo, dalla cui traduzione si deducono rapporti tra gli alieni e i Maya e alcune tracce di un atterraggio avvenuto 3000 anni fa all’interno della giungla.
“Questi ritrovamenti sono la prova che i Maya destinati a popolare questo pianeta per migliaia di anni, afferma il Ministro per il Turismo messicano Luis Augusto Garcia Rosado, furono costretti a fuggire dopo un’invasione di esseri con intenzioni oscure, lasciando dietro di sé la prova del contatto con una razza molto elevata”.
Presto, infatti la brillante scoperta diverrà oggetto di un documentario dal titolo “Rivelazioni dei Maya 2012 e oltre”.
“Questo ritrovamento è molto importante per l’umanità, non solo per il Messico che ha protetto queste informazioni per ottant’anni, dichiara Julia-Levy, produttore del documentario, è ora che la gente capisca la serie di eventi che stanno arrivando, e le conseguenze che avranno per tutti noi”.
Autore: Bartolomeo Alberico / Fonte: unmondoditaliani.com

mercoledì 9 ottobre 2013

LE STRAORDINARIE FORESTE DI MARTE

Straordinaria scoperta della sonda Curiosity su Marte:

Forse non tutti sanno dell’esistenza di alcune sconvolgenti fotografie trasmesse a terra dalla MOC (Mars Orbiter Camera(MOC) a bordo della sonda MGS (Mars Global Surveyor) prima che smettesse di funzionare “morendo” il 2 novembre 2006.
Oltre alle fotografie di strutture rassomiglianti a tunnel trasparenti all’interno di canyon, osserviamo la presenza di “cose” che sembrano alberi riuniti in gruppi sparsi o intere foreste.


La possibilità dell’esistenza di vita extraterrestre ha sempre affascinato l’umanità. Per altro, tra gli scienziati si è fatta strada l’idea che se la vita esiste su Marte, questa debba essere allo stadio di batterio.
Nondimeno, ci sono delle immagini riprese dalla MOC che rimangono inesplicabili.
È il caso della foto scattata a latitudine -82.02°, longitudine 284.38° (vicino al polo Sud marziano) che ha mostrato qualcosa di incredibile ma tutt’ora trascurato: una qualche forma di vegetazione su Marte.


(immagine n° M08-04688, link ufficiale: http://ida.wr.usgs.gov/html/m08046/m0804688.html)


Queste formazioni assomigliano decisamente a macchie di vegetazione terrestri, compresi i sistemi di ramificazioni, fotografate dall’alto. Ecco un lembo di suolo marziano ripreso dalla MOC che mostra alberi. La più semplice spiegazione per tali immagini, seguendo il dettame detto del rasoio di Occam, è che si tratti di organismi vegetali di un qualche genere.
Raffrontando la scala questi “organismi” possono essere enormi, alti fino a un chilometro.



Tuttavia, ragioniamo sulle condizioni ecologiche del pianeta rosso. Ora su Marte c’è un clima rigidissimo ma anche in Siberia nella cui taiga esistono numerose specie arboree.
La condizione sine qua non per la crescita delle piante (sulla Terra), specie gimnosperme molto resistenti non sono la tenue pressione atmosferica e la minore gravità che, anzi, unite all’abbondanza di anidride carbonica gassosa, costituiscono un vantaggio per le piante, ma la presenza di acqua liquida nel suolo.


C’è acqua allo stato liquido nel sottosuolo di Marte? Le piante che vivono nel permafrost potrebbero adattarsi a Marte? Buona domanda o no?



Gli organismi vegetali (terrestri) per vivere, crescere e riprodursi hanno fondamentalmente bisogno di tre cose:
Acqua (allo stato liquido)
Luce (inteso anche come un intervallo di temperatura)
Nutrienti minerali e anidride carbonica (da organicare attraverso la fotosintesi clorofilliana)
Ora, su Marte la quantità di luce che arriva al suolo è simile a quella che raggiunge la superficie terrestre (la maggior distanza dal Sole è compensata da un atmosfera più rarefatta). Data l’enorme effetto serra prodotto dalla CO2 in atmosfera anche la temperatura al suolo, specie ai tropici, non deve essere troppo bassa. Inoltre sul pianeta rosso esiste la disgregazione meteorica eolica e termica delle rocce per cui esiste la possibilità della disseminazione tramite il vento (anemocora) e il substrato per l’attività radicale delle piante. Le Conifere (pini, abeti, larici, sequoie) sono piante antichissime che una volta dominavano le terre emerse in particolare durante il periodo Carbonifero (350-300 milioni di anni orsono), così chiamato perché i tronchi di questi esseri vegetali con il tempo fossilizzarono diventando l’attuale carbone fossile.


Se ben guardiamo, non ci sono controindicazioni biologiche alla crescita regolare di alcune specie di piante arboree simili alle conifere terrestri su Marte.


Atmosfera più rarefatta che sulla Terra quindi maggior necessità di superfici per l’interscambio gassoso compensata dalla maggiore quantità di anidride carbonica
Gravità un terzo di quella terrestre che favorisce la crescita geotropica
Probabile mancanza di parassiti e infestanti specifici
Durata del giorno (ritmo circadiano) simile alla Terra e alternanza delle stagioni sebbene di durata doppia
Sotto tali condizioni l’ipotesi dell’esistenza di esseri vegetali giganteschi diventa più accettabile. Sovente questi “boschetti” si allargano attorno ad apparenti bacini contenenti del liquido, presumibilmente acqua. Del resto perché non ci dovrebbe essere? L’ossigeno è abbondantissimo su Marte sia nelle rocce perlopiù ossidi (composti dell’ossigeno) sia nell’aria ricchissima di anidride carbonica. L’idrogeno che serve per formare l’H2O è l’elemento più comune nell’universo.


La necessità di celare l’esistenza di esseri vegetali viventi su Marte giustifica anche i sospetti che il colore del cielo marziano venga alterato onde celare il colore azzurrognolo causa la presenza di ossigeno di origine biologica.



Nessuno scienziato sta attualmente studiando questa documentazione. Perché? A quale scopo mantenere questo incommensurabile segreto?


La questione è probabilmente di ordine religioso.
Il sistema economico globale si regge grazie ai conflitti di religione. Religione in senso metafisico e metaforico di superiorità di un sistema economico sull’altro, di una razza sull’altra, di un ordine sociale su di un altro, lo scontro di civiltà.
Se si scoprisse che antichissime civilizzazioni hanno costruito immense strutture su Marte, già visibili nel 1800 da Schiaparelli, il nostro mondo eretto su dogmi scolpiti nella sabbia crollerebbe.
Alla Nasa a mezza bocca ammettono di tenere nascosto tutto perché “non sappiamo gestire la verità” (“We can’t handle the truth”). Infatti, riflettete, quale sarebbe la conseguenza filosofica del non conoscere quale Dio ha creato la vita su Marte. Una umanità tremante e sgomenta alzerebbe gli occhi al Cielo domandandosi:


Il mio Dio o il tuo Dio?

Quale Entità più equanime, più salvifica, più misericordiosa ha piantato alberi sul suolo di un altro pianeta?
Di fronte al dilemma angosciante le guerre si fermerebbero, così il commercio di armi, i consumi si arresterebbero, con la produzione industriale che collasserebbe.
Tutti i giorni vengono commessi crimini efferati in nome di un Dio trascendente o soggettivo che è causa di orrore anziché pace.

Ai leader religiosi sfuggirebbe il controllo delle masse alla stregua dei politici. Si ritornerebbe al caos primordiale, ossia prima che la morale delle religioni e l’etica delle istituzioni laiche mettessero ordine tramite i loro dettami.

Per questo, nonostante la NASA abbia fornito immagini eloquentissime, di condotti artificiali, di intere foreste, di costruzioni erette per ingraziare qualche divinità su Marte, non ne sentiamo parlare. Forse.



A confermare la volontà di mantenere lontano dalle “masse” queste argomentazioni subentra oggi anche il totale silenzio della missione “Curiosity” sull’argomento. Come mai ci sono arrivate solo immagini provenienti da altopiani rocciosi e non si è mostrato nulla né parlato, anche come smentita, delle straordinarie foreste di Marte?






giovedì 26 settembre 2013

LA PIRAMIDE SOTTOMARINA DELLE AZZORRE

La ricerca della leggendaria civiltà atlantidea, scomparsa nella notte dei tempi a causa di un cataclisma globale catastrofico, potrebbe essere ad una svolta. L'emittente televisiva pubblica del Portogallo (RTP) ha diffuso la sorprendente notizia della scoperta di una piramide sottomarina nelle acque delle Isole Azzorre. La ricerca di Atlantide è ad una svolta decisiva?



Le leggende sull’esistenza di una civiltà preistorica avanzata, denominata comunemente Atlantide, sono circolate fin dall’inizio della storia umana.
I ricercatori che si sono avventurati nella ricerca di indizi sulla sua esistenza hanno avuto sempre opinioni divergenti. Alcuni pensavano che si trovasse al centro dell’Oceano Atlantico, altri in Sud America, altri ancora nell’Oceano Pacifico.
Come ormai è noto, sono stati gli scritti di Platone a suggerire che i costruttori originali delle piramidi sul nostro pianeta fossero gli abitanti di un continente perduto situato ad ovest dello Stretto di Gibilterra, ma i ritrovamenti megalitici in zone come Machu Pichu, Cuzco e Tiahuanaco hanno portato a pensare che gli Atlantidei provenissero dal Sud America.
Ma una scoperta davvero importante potrebbe portare ad una svolta decisiva nella ricerca della civiltà perduta. Un servizio trasmesso dalla televisione pubblica portoghese ha rilevato l’esistenza di una struttura piramidale sul fondo delle acque che circondano le Azzorre, nei pressi del vulcano Dom João de Castro Bank, tra le isole diSão Miguel e Terceira.
La struttura è stata identificata dal navigatore Diocleciano Silva, sulla base delle letture batimetriche comparse sugli strumenti durante una navigazione ricreativa. L’autore della scoperta è convinto che la struttura piramidale non sia di origine naturale.
Secondo le misurazioni, la piramide è alta circa 60 metri, con una base di 8 mila metri quadrati (più piccola della Piramide di Cheope, pari a 53 mila metri quadrati). La struttura si trova a circa 40 metri sotto la superficie dell’oceano e risulta essere perfettamente allineata con i quattro punti cardinali, come le Piramidi di Giza.
Tanto è bastato da suscitare l’interesse da parte del governo portoghese il quale ha dichiarato che la questione è già in fase di studio con il supporto della Marina Portoghese.
Luiz Fagundes Duarte, segretario Regionale della Pubblica Istruzione, è prudente: tenuto conto della posizione della struttura, potrebbe trattarsi di una formazione di origine naturale.

Altre piramidi nelle Azzorre

Negli ultimi due anni, gli archeologi dell’Associazione Portoghese per la Ricerca Archeologica (APIA) hanno individuato nuove prove sull’Isola di Pico, confermando l’idea che l’occupazione umana delle Azzorre precede di molte migliaia di anni l’arrivo dei primi portoghesi.
Come riporta il Portuguese American Journal, i ritrovamenti si compongono di una grande varietà di strutture rocciose piramidali, alcune pari a 13 metri di altezza.


Gli archeologi ritengono che le strutture siano state realizzate dagli occupanti ancestrali dell’isola, suggerendo che potrebbe trattarsi di antichi luoghi di culto con scopi rituali funebri. Decine di strutture sono state trovate nella zona Madalena dell’Isola di Pico.
Gli archeologi ritengono che le strutture siano state costruite secondo un orientamento astronomico molto preciso, facendo riferimento ai solstizi d’estate, il che suggerisce che sono state realizzate per uno scopo preciso.
Inoltre, i ricercatori ritengono che le strutture piramidali di Madalena, conosciute dalla popolazione locale con il nome di “maroiços”, siano analoghe a quelle rinvenute in Sicilia, Nord Africa e Isole Canarie.

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Azzorre: ciò che resta di Atlantide?

L’arcipelago delle Azzorre è una catena di nove isole vulcaniche divise in tre gruppi principali. Esse si trovano a 1500 chilometri ad ovest di Lisbona. Storicamente, c’è incertezza sulla data della loro scoperta e sul suo autore.
Le nove isole si estendono per più di 600 chilometri nel cuore dell’Oceano Atlantico; la terra più vicina è Madera, a 906 chilometri, mentre il Portogallo si trova a 1400 chilometri, e la Nuova Scozia a 2738 chilometri. Le Azzorre risultano essere le cime di alcune delle montagne più alte del pianeta, se misurate dalla base sul fondo dell’oceano.
La posizione dell’Arcipelago ha alimentato la leggenda che le Azzorre potrebbero essere ciò che rimane del grande continente Atlantideo.


i abitanti delle Azzorre raccontano volentieri la leggenda del misterioso continente di Atlantide, sprofondato dopo numerose e violentissime esplosioni, lasciando in eredità le nove isole. Queste leggende sembrano confermare i racconti di Platone contenuti nelTimeo e nel Crizia.
Tuttavia, gli scienziati ritengono che l’arcipelago sia il risultato di reiterate effusioni vulcaniche avvenute nel fondale marino e negano che qui sia mai esistito un continente. Lo stesso nome “Azzorre” sembra essere frutto di un equivoco.
Deriva infatti da “açor”, che in portoghese significa “astore”: gli esploratori riferirono di avere avvistato numerosi stormi di astori intorno ai monti delle isole; in realtà, non si trattava di astori, che qui non ci sono, ma di poiane.
In ogni caso, le Azzorre sono davvero isolate e distanti da tutto, proprio come si immaginava fosse Atlantide. Guardando queste terre incontaminate, ricche di vegetazione e laghi naturali, le leggende che si tramandano sembrano essere realtà.

venerdì 20 settembre 2013

DERYNCUYU: La Città ALIENA

Derinkuyu, l’antica città sotterranea costruita dagli antichi astronauti per proteggere l’umanità?

Da secoli si raccontano storie di grotte e tunnel nelle profondità della terra, passaggi sotterranei che conducono a regni di demoni e mostri. È possibile che queste leggende nascondano una sorprendente verità? Forse ci sono davvero luoghi misteriosi e inspiegabili sotto i nostri piedi, luoghi le cui origini potrebbero non essere di questo mondo.

La Cappadocia, nella Turchia orientale, è delimitata al nord dal Mar Nero e a sud dalla catena montuosa del Tauro.
Nel 1963, una semplice ristrutturazione nella città di Derinkuyu porta ad una scoperta straordinaria.
L’apertura della parete di una grotta, rivela un passaggio verso una città sotterranea, antica di migliaia di anni, ad oltre 85 metri di profondità.
Ci sono tredici piani che scendono sottoterra, con pozzi di ventilazione e circa quindicimila bocchette che portano l’aria anche ai livelli più profondi.
Per quanto incredibile, le camere rocciose scoperte potevano contenere circa 20 mila  persone tra uomini, donne e bambini. Ci sono perfino tracce di centri religiosi, magazzini, torchi per il vino e stalle per il bestiame.

Nei livelli sotterranei sono stati trovati sale da pranzo, cucine annerite dalla fuliggine, cantine, botteghe di alimentari, una scuola, numerose saloni e anche un bar.
La città ha beneficiato della presenza di un fiume sotterraneo e pozzi d’acqua. Era una piccola città completamente autosufficiente, che ancora oggi stupisce studiosi e ingegneri.
La costruzione di una città come Derinkuyu sarebbe stata un’impresa per chiunque, anche in tempi moderni e con attrezzature moderne. Pensare che un’opera del genere sia stata realizzata in un’epoca così remota è semplicemte stupefacente, paragonabile solo alle piramidi d’Egitto.
A Derinkuiu, a causa della morbidezza della pietra, bisognava stare molto attenti a fornire abbastanza supporto ai piani superiori con i pilastri, altrimenti ci sarebbero stati crolli catastrofici.
Invece, è sorprendente l’assenza di qualsiasi traccia di collasso grave, quindi dobbiamo supporre che dovessero essere particolarmente abili e conoscessero molto bene il materiale roccioso.

Parliamo di popoli antichissimi, ed è difficile immaginare come possano aver fatto a realizzare un’opera del genere. Forse furono aiutati da qualche altra civiltà?
Ma chi ha costruito questa enorme città sotterranea? E quale motivazione misteriosa li ha spinti a vivere sottoterra? Perchè qualcuno vorrebbe vivere nella profondità di queste strane caverne?
Secondo molti archeologi e studiosi, è probabile che Derinkuyu servisse come rifugio temporaneo durante le invasioni e che sia stata costruita intorno all’800 a.C. dai Frigi, un popolo dell’Età del Bronzo imparentato con i Troiani.
Altri credono che sia stata costruita dagli Ittiti, popolo guerriero menzionato nella Bibbia e che aveva prosperato centinaia di anni prima. Ma è possibile che la città sotterranea sia ancora più antica? Secondo i teorici degli “Antichi Astronauti” lo è, e forse di varie migliaia di anni.

Antichi Astronauti: visitatori alieni scambiati per divinità?
Il ‘Culto del Cargo’ spiegherebbe l’enigma degli Antichi Astronauti
 La Cappadocia faceva parte dell’impero di Zoroastro, di origine persiana, con una delle più antiche tradizioni religiose dell’umanità.
Si ritiene che la religione di Zoroastro, una fede antica basata sulle forze opposte del bene e del male, abbia fortemente influenzato sia l’Induismo che il Giudaismo e il Cristianesimo.
Fondata intorno al VI secolo a.C., il suo dio principale è il creatore Ahura Mazdā. Nel secondo capitolo del testo sacro zorastriano “Avestā”, Ahura Mazdā salva l’intero genere umano da un distrato ambientale globale, un pò come la storia di Noè nella Bibbia ebraica.
Il grande profeta Yima fu incaricato dal creatore di costruire il palazzo “Vara di Yima” al fine di proteggere tutte le creature dall’imminente disastro. Secondo i teorici degliAntichi Astronauti, questo palazzo sarebbe da identificare con l’opera realizzata a Derinkuyu.
Come raccontano i testi sacri, Yima costruì una città sotterranea a più piani per proteggere un gruppo scelto di persone e animali non dall’alluvione, ma da un’era glaciale globale.
Nella “Vendidad” viene denominato come il “malvagio inverno”. Secondo molti climatologi classici, l’ultima era glaciale si è verificata circa 18 mila anni fa, terminando intorno al 10 mila a.C. È possibile che Derinkuyu sia stata costruita come rifugio da un devastante inverno globale?
Non potendo datare la pietra al carbonio, chiunque può fare ipotesi su quanto sia antica Derinkuyu. Ma se Derinkuyu dovesse essere la città sotterranea che Ahura Mazdā ha ordinato di costruire, forse c’è un sorprendente nucleo storico dietro la leggenda. Se è così, chi o cosa era il dio Ahura Mazdā?
Dai testi sacri zoroastriani, Ahura Mazdā sembra essere il responsabile della gestione di tutto quello che succede sulla Terra.
Lo si può leggere in vari modi: potrebbe rappresentare una sorta di forma di coscienza universale che sovraintende alla vita dell’universo e dell’umanità, oppure, molto più concretamente, potrebbe rappresentare un’intelligenza extraterrestre che vigila sul pianeta.
Quasi tutti i testi sacri antichi parlano della conoscenza data al genere umano da “divinità” discese dal cielo. È possibile che Ahura Mazdā sia stato un essere intelligente proveniente da un altro mondo e che sia stato riconosciuto come un dio dalle antiche popolazioni terrestri? E se sì, ha fornito la tecnologia necessaria ai suoi seguaci per costruire questo complesso labirinto di protezione contro un disastro ambientale?
Ma ci potrebbe essere un’altra inquietante ragione dietro la costruzione di Derinkuyu. Secondo alcuni studiosi, un indizio sarebbe l’insolito sistema di sicurezza della città sotterranea, realizzato con porte da 500 chili posizionate su rotelle e che possono essere spostate da una sola persona.
Queste porte sono state realizzate con grande ingegno. In pratica, si possono aprire facendo leva solo dall’interno. Ciò lascia supporre che chiunque abitasse a Derinkuyu si nascondesse da qualcosa o da qualcuno.
Secondo i testi antichi zoroastriani, Ahura Mazdā si alza in cielo in un carro divino e muove guerra contro il suo eterno nemico Angra Mainyu, il demone della distruzione. È possibile che si tratti, come sostengono molti teorici degli Antichi Astronauti, della raffigurazione di due forze extraterrestri che si scontrano per il controllo della Terra e delle sue risorse?
Progetto Iside: davvero il KGB trovò la mummia di un antico astronauta?
Göbekli Tepe: il tempio più antico del mondo costruito per adorare Sirio?

Solo delle intelligenze evolute avrebbero potuto avere la capacità di alzarsi in volo con dei veicoli aerei (carri divini). Queste entità erano in possesso di quel genere di macchine di cui si legge in ogni cultura antica del mondo! Basti pensare alle “Vimana” della tradizione Indù o al “Carro di Fuoco” nella Bibbia ebraica che rapisce il profeta Elia portandolo in cielo.
Se prendiamo in considerazione la tradizione zoroastriana, ci sono chiari accenni ad una sorta di battaglia aerea tra fazioni in guerra. Perciò, è molto probabile che le grotte di Derinkuyu siano state usate come riparo contro i bombardamenti aerei degli extraterrestri che si combattevano tra loro.
Se un veicolo aereo sorvola Derinkuyu ad alta velocità, non potrà mai vedere le bocchette di areazione della città sotterranea. Derinkuyu è il rifugio antiaereo per eccellenza!
To be continued..

martedì 23 luglio 2013

LA TOMBA DEL DIO VISITATORE

 

La storia che riportiamo necessità di una doverosa premessa: si tratta di poche informazioni reperite in rete e di un documentario trasmesso in esclusiva dalla rete televisiva americana Sci-Fi nel 1998, chiamato “The Secret KGB Abduction Files”. E' davvero difficile trovare riscontri oggettivi che possano confermare la veridicità di quanto riportiamo. 
L'unico parere autorevole fu fornito dalla stessa rete televisiva americana all'epoca della trasmissione, secondo la quale il team di specialisti incaricato di valutare la pellicola ne confermò l'autenticità.
L'emittente televisiva americana ha mandato in onda il filmato una sola volta e nessun altra copia del video è disponibile, tranne quelle che sono disponibili grazie a chi all'epoca penso di registrare la trasmissione.
La pellicola mostrerebbe una spedizione segreta del KGB in Egitto nell'ambito del “Project Isis”, nella quale i servizi segreti sovietici scoprirono l'esistenza di quella che sembra essere la mummia di un alieno.
Prima della messa in onda, la pellicola non era mai stata mostrata al di fuori delle strutture segrete del KGB. Si tratta di un elaborato e costoso imbroglio, oppure la “Tomba del Visitatore” potrebbe essere la scoperta che rivoluzionerà la comprensione sugli inizi della civiltà umana?



Tutto è cominciato con le rivelazioni di Viktor Ivanovich, un astrofisico e neurologo russo ingaggiato dal Cremlino come consulente scientifico per lo sviluppo di sistemi di propulsione avanzata.
Come racconta egli stesso a Sci-Fi, Ivanovich ebbe accesso ad alcuni dossier segreti del KGB nel quale si parlava di una spedizione del 1961 nell'ambito del “Progetto Iside”, il cui obiettivo era quello di scoprire tracce di conoscenze e tecnologie dell'antico Egitto che potessero essere applicate in ambito militare.
Il team della missione era composto da egittologi dell'Accademia Sovietica delle Scienze, un certo Herman Alekseen, presente come egittologo dell'Ermitage Museum, esperti militari specializzati in radioattività e chimica, alcuni astronomi, tra cui Yuri Valdimir, e Sami Sharaf, segretario di Gamel Abdel Nasser, il secondo presidente della Repubblica d'Egitto. 
Se si considera il periodo storico nel quale sarebbe avvenuta la spedizione, non stupisce l'asse politico tra l'Egitto e l'Unione Sovietica. Già nel conflitto del 1956, quando Israele invase i territori egiziani a seguito della Crisi del Canale, l'URSS si schierò al fianco dell'Egitto. Si stima che quando il Progetto Iside ebbe iniziò, il personale militare sovietico presente in Egitto raggiungesse le 20 mila unità.
La spedizione fu organizzata all'indomani della scoperta casuale di una misteriosa tomba da parte di due beduini di Magbarat Alzoar. I due malcapitati, dopo essere entrati nella tomba, furono colti da malore e ricoverati in ospedale. Quando furono interrogati dagli agenti del KGB e dei servizi segreti egiziani, i beduini continuavano a ripetere di aver trovato “il Dio Visitatore”.
Da quel momento, il “Progetto Iside” divenne di priorità assoluta e tutti gli sforzi furono organizzati per trovare, analizzare e segretare la tomba scoperta dai due beduini. La spedizione fu organizzata di concerto dai due paesi in gran segreto, nel timore che la CIA, i servizi segreti americani, potessero venire a conoscenza della scoperta.
Secondo quanto riportano i documenti in possesso di Ivanovich, i sovietici trovarono la tomba ricca di artefatti. Così si legge in una nota destinata ad un funzionario di grado elevato del KBG:
“I nostri agenti si sono assicurati di verificare l'inventario redatto da uno degli scienziati che lavorano nella Tomba del Visitatore”.
Segue, poi, la seguente lista di informazioni:
Luogo del ritrovamento: non divulgabile;
15 casse di reperti;
1 corpo parzialmente mummificato;
1 sarcofago in pietra;
8 campioni di geroglifici.
Nel rapporto redatto da uno dei primi scienziati ad entrare nella tomba si legge:
“Durante l'ispezione delle pareti abbiamo notato una strana forza repulsiva uscire dalle pareti. Non siamo riusciti a trovare nessuna spiegazione scientifica”.
Infine, nel rapporto redatto da uno dei crittologi, impegnato nella decodifica parziale di un messaggio inciso sulle pareti della tomba, si legge di una profezia che prevede il 'ritorno degli dei alati”.
Ma la scoperta più stupefacente riguarda quella della mummia. La mummia risultava avere un'altezza decisamente superiore ai 2 metri, molto maggiore della statura media degli abitanti dell'antico Egitto.
Le analisi al carbonio-14 eseguite dal biologo molecolare Boris Timoyev rilevarono che il corpo risaliva a circa 12 mila anni fa, migliaia di anni prima dell'inizio del periodo dinastico egizio. Di chi mai poteva essere il corpo mummificato contenuto nel sarcofago?
Secondo la mitologia egizia, una famiglia di divinità è discesa dalle stelle in Egitto. Sarebbero stati costoro ad insegnare loro la conoscenza e la saggezza. Più tardi, quando il loro compito terminò, lasciarono la Terra per tornare nei cieli, ad eccezione di Osiride, il quale rimase con il compito di proteggere e mantenere l'antica conoscenza donata. Osiride portò la civiltà agli uomini, insegnò loro come coltivare la terra e produrre il vino e fu molto amato dal popolo. Dopo la sua morte, fu mummificato e sepolto in una località segreta.
Sulla base di questo antico mito, subito dopo la scoperta della Tomba del Visitatore, un gruppo di scienziati, programmatori informatici, medici e altri accademici, si riunì per discutere la portata dell'evento.
Il gruppo si convinse che quella trovata nel sarcofago doveva essere la mummia di Osiride, il faraone alieno! Il gruppo si diede il nome de “I seguaci”, un movimento dai contorni quasi religiosi, dedito all'adorazione del “visitatore delle stelle”.
Il Cremlino prese la faccenda sotto un profilo più pragmatico. All'epoca della Guerra Fredda, avrebbe fatto comodo avere a disposizione una qualche invincibile tecnologia aliena. Inoltre, i ricercatori sovietici, cominciarono a chiedersi seriamente quale fosse la vera funzione delle piramidi e se fossero state progettate per qualche scopo particolare. Alcuni di loro ipotizzarono che fossero delle potenti macchine in grado di incanalare un qualche tipo di energia dal cosmo o una sorta di trasmettitore interstellare.

Il video della Tomba
A suscitare l'interesse di Sci-Fi per la questione è stata una pellicola che l'emittente televisiva americana pare abbia ottenuto dalla mafia russa tramite un intermediario. La pellicola proverebbe dagli archivi di massima sicurezza del KGB e mostrano le immagini della scoperta del sarcofago all'interno della Tomba del Visitatore. Gli esperti incaricati da Sci-Fi hanno garantito l'autenticità della pellicola.
Il video in bianco e nero mostra un certo numero di soldati e funzionari che entrano in quella che sembra essere una camera sepolcrale egizia, senza maschere antigas. All'apertura del sarcofago, è possibile vedere una nuvola di fumi tossici invadere la stanza e la reazione dei soldati colpiti dallo sbuffo e dalla paura.
E' possibile vedere anche la mummia contenuta nel sarcofago. Successivamente, l'ambiente sembra essere stato organizzato per delle analisi scientifiche più approfondite. Ora i soldati indossano delle speciali tute protettive. 
Che valore dare a questo filmato? Si tratta di una bufala elaborata sulla base delle rivelazioni di Ivanovich? Non c'è dubbio che il video mostra concordanze stupefacenti con quanto contenuto nei documenti di Ivanovich.
Questo, secondo alcuni, sarebbe un ulteriore prova a sostegno dell'autenticità del filmato. Inoltre, pare che alla proiezione privata organizzata dal tema di Sci-Fi prima della messa in onda, fosse presente la figlia di uno dei componenti de 'I Seguaci', la quale, quando riconobbe il padre nelle immagini della pellicola, scoppiò in lacrime.
“Non vi è dubbio che un piccolo gruppo di scienziati russi es esperti militari abbia scoperto una tomba in Egitto nel 1961”, spiega Ivanovich. “Ma nei documenti non è mai stato rivelato con precisione cosa fosse stato trovato all'interno del sarcofago. Solo attraverso fonti provenienti dai ranghi più alti del KGB, e che sembrano incredibili, sappiamo che sono stati trovati i resti di una creatura aliena morta in Egitto 10 mila anni prima di Cristo”.
Se le informazioni rivelate dal dottor Ivanocih sono vere, bisogna riconsiderare tutta l'evoluzione culturale della civiltà umana. Costantemente, arrivano notizie che svelano un passato terrestre molto più articolato ed enigmatico di quanto finora si fosse ritenuto.
Inoltre, checché se ne dica, la comparse della civiltà egizia e la costruzione delle grandi piramidi di Giza rimangono ancora un mistero. “La questione fondamentale circa l'antico Egitto è quella di capire in che modo una civiltà così avanzata, giunta al culmine del suo sviluppo intorno al 2500 a.C., sia comparsa sulla scena del mondo”, spiega Roselyn McNaughton dell'Istituto di Egittologia.
“Tutte le altre civiltà antiche hanno conosciuto un progressivo sviluppo storico, ideando la loro tecnologia in centinaia o addirittura migliaia di anni. Questo non è accaduto per l'antico Egitto. Una società completamente formata è venuta improvvisamente fuori dal deserto”.

martedì 2 luglio 2013

I BAMBINI VERDI DEL WOOLPIT

Una storia molto interessante:

Durante il XII° secolo, a Woolpit, Inghilterra, accadde un fatto del tutto singolare. Vennero trovati due bambini, fratello e sorella, dall'aspetto assolutamente normale, ma con la bizzarra caratteristica di avere la pelle di colore verde.




La storia dell' incontro con i "bambini verdi di Woolpit" ci viene raccontato da Ralph di Coggeshall nella sua "Historia rerum anglicarum", un resoconto storico degli avvenimento inglesi occorsi tra il 1066 ed il 1198, e da William di Newburgh all' interno del "Chronicon Anglicanum", redatto tra il 1187 ed il 1224.
Tuttavia non c'è alcun accenno ai bambini verdi di Woolpit in un'opera contemporanea alle altre, "Anglo-Saxon Chronicles", che include molte storie popolari all'epoca, tra cui miti e leggende.

I due bambini erano in tutto e per tutto simili a fanciulli assolutamente normali. La loro pelle era tuttavia verde, e parlavano uno strano linguaggio. I vestiti che indossavano parvero ai locali "strani e fatti di un materiale non noto". Inizialmente vollero nutrirsi soltanto di fagioli verdi, per poi abituarsi col tempo a nutrirsi di altri alimenti.

bambini verdi di Woolpit emersero da un buco-trappola per lupi ("wolf pit"), e vennero condotti nella casa di Sir Richard de Calne, il proprietario terriero locale. Una volta arrivati, i fanciulli irruppero in un pianto straziante, e per alcuni giorni rifiutarono di mangiare qualunque cosa fino a quando non gli vennero portati dei fagioli verdi, unico alimento di cui si nutrirono fino a quando non si abituarono al sapore del pane.

Tuttavia il maschio, il più giovane dei due, aveva fin da subito iniziato a mostrare segni di depressione, fino a sviluppare una malattia che lo portò alla morte nel giro di un anno.
Rimase in vita solo la sorella, che imparò l'inglese e progressivamente perse la sua colorazione verde, acquisendo l'aspetto di una giovane ragazza in buona salute. Venne battezzata (con il nome, pare, di "Agnes Barre") e condusse una vita normale, addirittura sposandosi con un uomo del villaggio di Lovenham, ed iniziò a parlare del posto da cui era giunta, assieme al fratello, nella contea di Suffolk.

La ragazzina raccontò di provenire dalla "Terra di San Martino", un luogo privo di luce i cui abitanti hanno tutti la pelle di colore verde. L'oscurità regnerebbe sovrana in quel posto, il sole non sorgerebbe mai oltre l'orizzonte.
Non ricordò con esattezza dove fosse localizzata la sua terra, ma affermò che una "terra luminosa" è visibile oltre le rive di un fiume che sembra separare la "Terra di San Martino" dalla "terra luminosa".

Su come sia giunta alla luce del sole ebbe un ricordo più o meno vago, raccontò soltanto di aver seguito un rumore di campanelli lungo una caverna, nell' oscurità più totale, fino a quando i due bambini non vennero temporaneamente accecati dalla luce solare. Da quel momento non riuscirono più a ricordare dove fosse l'entrata per la "Terra di San Martino".

Le ipotesi sull'origine di questi bambini sono state moltissime. Ma forse prima occorrerebbe stabilire se questi bambini siano realmente esistiti.
La storia infatti sembra avere molti punti in comune con leggende del folklore locale, che parlerebbe di un "popolo del bosco" o "popolo della natura" che abiterebbe sottoterra, composto da elfi e fate, oltre che da bizzarri esseri umani.
La descrizione della ragazza sembra essere estremamente simile all'immaginario collettivo sulle fate che si aveva all'epoca. Dopo il matrimonio, la sua indole sarebbe divenuta "giocosa e faceta", atteggiamenti solitamente attribuiti al mondo delle fate; il colore verde inoltre è spesso associato ad eventi soprannaturali e magici; i fagioli verdi infine sono considerati il cibo dei residenti dell'oltretomba.

Tuttavia, forse la spiegazione è molto più umana, e non è necessario chiamare in ballo fate e creature del bosco per fornire un quadro plausibile sui bambini verdi di Woolpit.
L'ipotesi avanzata dal sito Feralchildren.com è quella che i bambini fossero di origine fiamminga: durante il XII° secolo le regioni orientali dell'Inghilterra furono meta dell' immigrazione di fiamminghi, perseguiti dopo l'ascesa al trono di Enrico II ed in buona parte uccisi durante una battaglia avvenuta nel 1173.

La spiegazione sembrerebbe coerente col fatto che la lingua fiamminga era del tutto sconosciuta agli inglesi del tempo, oltre al fatto che il vestiario era differente da quello inglese.
I bambini potrebbero essersi persi nella foresta dopo l'uccisione dei loro genitori, finendo per vagare in alcuni dei tunnel presenti nell'area.

La colorazione verde della pelle invece può essere spiegata con "la malattia verde", nome un tempo dato ad una forma di anemia causata da deficit alimentari. Dopo aver seguito un regime alimentare normale infatti, i bambini avrebbero ripreso un colorito sano. Probabilmente questa patologia era in stato troppo avanzato nel maschio, cosa che ne causò la morte un anno dopo il suo ritrovamento.

Fonte: http://www.mysteriouspeople.com/Green-Children.htm

mercoledì 8 maggio 2013

MARTE, PROGETTO "RED SUN"



Marte, pianeta da conquistare o già conquistato??

La storia che ho scovato su internet ha dell'incredibile e va presa con le pinze.
Secondo alcune informazioni riservate raccolte da Luca Scantamburlo - scrittore e ricercatore freelance (www.angelismarriti.it) -, la NASA nel 1970 avrebbe organizzato ben due missioni segrete su Marte in collaborazione con l'allora Ente Spaziale Sovietico, lo scopo di recuperare reperti di una antica civiltà marziana.
Secondo le indiscrezioni raccolte da Scantamburlo, al comando delle due missioni ci sono stati due astronauti (udite, udite!) conosciutissimi da grande pubblico: Neil Armstrong e Buzz Aldrin. Le foto divulgate dal sito del freelance mostrerebbero proprio Buzz Aldrin in una esplorazione del suolo lunare.
Per di più, è stato divulgato anche un estratto da un video interno della NASA (che troverete più in basso), nella quale è possibile vedere alcune sequenze del viaggio di 150 da Terra a Marte affrontato dagli astronauti americani e sovietici. Sarà vero? A voi il giudizio.


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Queste immagini sarebbero state riprese da un video all’interno della base di Groom Lake. Sono sicuramente digitali, non c’è dubbio. Posso solo fare delle congetture: forse sono scatti effettuati di fronte a dei fermi-immagine di un video,  oppure di fronte a delle stampe. Ignoro chi sia stato a scattare le foto, potrebbe essere stata la mia fonte o qualcun altro che poi gliele ha inoltrate", racconta Scantamburlo al sito extremamente.it.
Groom Lake si trova all’interno della base più misteriosa del mondo, quella famigerata Area 51 in cui - secondo le rivelazioni non dimostrabili di chi giura di averci lavorato - gli americani nasconderebbero tutte le prove del contatto con gli Alieni.
Proprio qui sarebbero state scattate le foto inviate a Luca Scantamburlo da un suo contatto personale e segreto: foto che mostrerebbero Buzz Aldrin mentre cammina su Marte. Il protagonista di una storia mai scritta.
"La mia fonte mi ha raccontato che il celebre astronauta Buzz Aldrin sarebbe stato proprio il Comandante della prima missione segreta su Marte (denominata WPXVI) con equipaggio, una missione risalente all'anno 1970 ed organizzata nell'ambito del progetto da lui definito "Project Redsun".



Di queste spedizioni marziane, Luca Scantamburlo ha però ottenuto conferma da un’altra famosa gola profonda: Moonwalker1966delta. E’ il sedicente comandante dell’Apollo 19, missione ufficialmente mai avvenuta.
Un lancio - secondo la controinformazione - che avrebbe dovuto raggiungere la faccia nascosta della Luna per studiare da vicino le anomalie fotografate dalle precedenti missioni Apollo: soprattutto, una presunta, enorme astronave adagiata da tempo immemore sul suolo lunare.

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Ma l’Apollo 19 non raggiunse mai il suo obiettivo, per colpa di un guasto che rischiò di uccidere l’equipaggio. E’ la storia che lo stesso Moonewalker1966delta – pseudonimo sotto il quale si nasconderebbe un famoso ex astronauta - ha raccontato a Scantamburlo in un fitto scambio di messaggi divenuto il libro Apollo 20. La rivelazione.

Contattato prima da un conoscente di Scantamburlo - che non era al corrente delle confidenze della sua gola profonda - e poi dallo stesso ricercatore, il comandante di Apollo 19 ha confermato l’esistenza di queste missioni congiunte sovietico-americane su Marte, indicando lo stesso nome: Progetto Sole Rosso.
Ma c’è di più! Come racconta sul suo blog Sabrina Pieragostini, giornalista televisiva e conduttrice della rubrica "Extremamente" all'interno del programma di Italia 1 Tabloid, l'anno scorso si è imbattuta in una trasmissione televisiva su un canale americano nel quale era ospite l’ex astronauta Eugene Cernan.
Argomento del dibattito: "Il futuro dell’esplorazione spaziale. Davvero gli Stati Uniti avrebbero dovuto – nonostante la crisi - investire miliardi di dollari per raggiungere Marte entro il 2035 come sosteneva Buzz Aldrin?"
E Cernan, alla domanda, rispondeva così: "Buzz wants to come BACK TO MARS", ovvero "Buzz vuole RITORNARE SU MARTE". Un semplice "lapsus linguae" oppore un errore che svelava involontariamente un segreto?
Altrettanto significative sono le affermazioni di Robert O. (Bob) Dean, - ex Sergente Maggiore dell'Esercito americano e rivelatore in campo ufologico - il quale fu invitato come relatore all'Exopolitics Summmit 2009, a Barcellona, organizzato a luglio 2009.
A Dean venne chiesto di commentare la notizia di base segrete sulla Luna, durante il dibattito del simposio. Bob Dean rispose parlando di un occulto programma spaziale, separato dalla NASA, attivo da tempo. Dean accennò anche al cosiddetto "Black budget" del DoD, cioè ai cosiddetti bilanci e fondi segreti del Dipartimento della Difesaamericano; egli parlò pure di lanci spaziali segreti che sarebbero avvenuti negli ultimi 30 anni, dal territorio americano.
In particolare egli disse che: "Yes we are in space! Yes we are on the Moon! And yes - God help us - we have gone to Mars!" L'ultima affermazione è perentoria: siamo andati su Marte, intendendo implicitamente che vi siamo andati con equipaggio umano.
marte,pianeta rosso,news,notizie,segretiUn’altra coincidenza - come la chiama non senza ironia Scantamburlo - è poi la scoperta, proprio l'estate scorsa, di singolari strutture simmetriche su Marte.
"Esatto. Poche settimane dopo la divulgazione della mia storia tramite un comunicato stampa sul web, un utente della rete ha commentato alcune immagini trovate attraverso Google Mars.
Vi sono delle strutture anomale caratterizzate da alta simmetria che richiamano le immagini di un possibile avamposto. E questo utente di Youtube, che si chiama David Martines, le ha battezzate "Biostation Alpha" e "Biostation Delta", afferma Scantamburlo.
Già in passato il dichiarato fisico Bob Lazar aveva raccontato - alla fine degli anni'80 - all'amico John Lear (ex pilota e collaboratore della CIA) che gli Stati Uniti avrebbero non solo una base sulla Luna, ma anche una base segreta su Marte (testimonianza resa da John Lear in una registrazione video, risalente agli anni '90, si veda il video-documentarioSecrets of the Black World, scritto e diretto da Michael Hesemann).

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"Cosa ne penso?", prosegue il freelance. "Bhè, potrebbero essere effettivamente delle simmetrie facenti parte di un avamposto  di origine umana o non umana. Certo che la spiegazione di uno scienziato dell’Università dell’Arizona, secondo la quale queste immagini dotate di simmetria sarebbero il risultato di un’interferenza di raggi cosmici con la fotocamera satellitare che ha ripreso le immagini, secondo me è un po’ bizzarra!".
Dunque, l’uomo potrebbe essere già stato su Marte e aver lasciato tracce dietro di sé. Ma c’è un’obiezione principe, che rischia di far crollare tutta la costruzione: negli anni ’70, ovvero 40 anni fa, possedevamo la tecnologia sufficiente per affrontare un viaggio del genere?
Non è una domanda da liquidare senza riflessione, visto che – a quanto si dice - esistono ancora tali e tanti problemi da non consentire una simile missione spaziale. "Sicuramente, Marte è al centro dell’esplorazione spaziale non solo della Nasa, ma anche dell’Esa. E ci sono problemi non da poco da risolvere per poter raggiungere il Pianeta Rosso.
Uno riguarda i costi esorbitanti, un altro la lunga permanenza nello spazio degli astronauti: devono affrontare un addestramento molto severo per poter resistere tanti mesi lontano dalla Terra con tutte le problematiche di natura fisica e psicologica che ciò comporta. Ma tecnicamente si può fare. Non mi sembra impossibile pensare che Russi e Americani abbiano deciso di tentare un viaggio con equipaggio umano fino a Marte. Era fattibile anche decenni fa. Lo sosteneva pure Wernher Von Braun".
Esiste un libro proprio del grande scienziato tedesco, il padre delle missioni Apollo – e prima ancora, il genio del Terzo Reich, passato indenne dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale dal fronte nazista a quello alleato.
Ebbene, l’ingegnere aerospaziale scrisse una sorta di novella pubblicata negli Stati uniti nel 1953 con il titolo "The Mars Project - a technical tale" (Il progetto Marte - un racconto tecnico) nel quale ipotizzava, come in una storia di fantascienza, come avremmo raggiunto il Pianeta Rosso, in quanti giorni, con quale carburante, con quali razzi e navicelle, secondo quali orbite.
Il tutto corredato da disegni tecnici autografi, nel quale Von Braun dimostrava di aver programmato e calcolato tutto alla precisione. Altro che fantascienza! Pochi anni dopo, lo scienziato tornò sull’argomento con un testo divulgativo intitolato "The exploration of Mars" (L’esplorazione di Marte) scritto insieme a Willy Ley. Dunque Marte era un obiettivo dichiarato - e raggiungibile - per una delle menti scientifiche più acute e straordinarie del XX secolo.
Ma tra l'essere possibile e l'essere davvero avvenuto c'è un abisso! E quelle 4 foto, per quanto suggestive, da sole non provano nulla. Tanto più che il misterioso infiltrato che le ha divulgate si è dileguato.
"I contatti con la mia fonte sono andati persi", conferma Luca Scantamburlo. "Ovviamente tutta questa storia va presa con le pinze, è d'obbligo andarci coi piedi di piombo. Queste immagini possono essere dei falsi. Oppure, potrebbe anche darsi che siano vere, ma non provengano da una missione spaziale segreta. O ancora, le foto potrebbero essere dei falsi, ma la storia potrebbe avere dei fondamenti di verità".
Ma in questo caso perché tenerla segreta? Perché non annunciare al mondo una simile, eccezionale conquista? Perché invece scegliere la via del silenzio e seguirla per decenni? "La domanda è lecita e legittima.
Le motivazioni possono essere state molteplici. Innanzi tutto, perché delle missioni spaziali organizzate da Stati Uniti e Urss durante la Guerra Fredda, insieme, non avrebbero trovato un consenso presso i vertici politici e militari delle due superpotenze.
Probabilmente si trattava di missioni spaziali che hanno avuto un appoggio solo di certi ambienti, di certe lobby di potere, mentre la maggioranza della popolazione ignara di tutto continuava a nutrire una profonda, reciproca diffidenza, se non addirittura astio. Poi, in secondo luogo, come anticipavo prima, c’e il problema dei costi enormi.
Ma il vero motivo è: cosa c’è su Marte? Sondare l’ignoto è sempre pericoloso, si può trovare anche cose poco piacevoli. Se l’obiettivo della missione non era solo creare una colonia umana, un avamposto, ma anche conoscere il passato del nostro sistema solare e magari scoprire la presenza di civiltà tecnologicamente anche superiori alla nostra e poi estinte, allora tutto ciò solleva problemi davvero giganteschi.
Marte, in epoche remote, era molto più simile alla Terra di quanto non immaginiamo oggi: aveva un’atmosfera meno rarefatta, molto più densa e con una pressione paragonabile a quella terrestre. E poi aveva fiumi, aveva laghi, aveva oceani.
Dev’essere accaduto qualcosa di catastrofico che lo ha ridotto in una distesa desolata e inabitabile. Quindi indagare su Marte potrebbe farci scoprire verità che magari non sono piacevoli, anche per la nostra storia".

Fonte: http://ilnavigatorecurioso.myblog.it/archive/2012/07/10/progetto-redsun-gia-siamo-stati-su-marte-secondo-un-giornali.html

08 maggio 2013